Una premessa
   necessaria alla
   rivelazione della
   verità

   io sono

   gesù

   christo storico

   albero di pietra

   spirito santo

   apocalisse

   fungo velenoso

   bene male

   trasformazione

   paradiso

   ascesa

   il femminile

   terzo occhio

   la maestra

   la morte

 la sorella del maestro

   * il Sogno *


Racconto di un sogno.

Nel   sogno,   in  un  istante  arrivo  e   realizzo:   Io   sono

un'osservatore,  mentre si apre una dimensione nel  diradarsi  di

una nebbia delicata e in un attimo appare la luce del giorno,  ma

non  c'è  il  sole  ne la sua  luce.  Davanti a me  un  paesaggio

semplice:  un campo di concentramento. Ragazze e  ragazzi  ebrei,

strappati  alle loro famiglie allineati e squadrati in  un  campo

recintato  all'aperto.   Ogni  10 - 15   sfortunati   un  giovane

soldato  tedesco,  (  si  erge per la  sua  statura  più  alta  )

controlla, insegna, ordina e programma le volontà dei  deportati.

Come  papagalli  e come orfani questi ragazzi  sono  costretti  a

imparare  le lezioni, a ripeterle a voce alta, a convincersi e  a

imparare  a viverle. In questo posto << vera e  propria  palestra

del  corpo  e  della  mhente  >>  dove  tutti  stanno  in  piedi,

ginnastica, pensieri e l'affermazione che la razza pura e  quella

dell'abruzzo  si  fondono  e diventano un  unica  cosa.

In  un  attimo sento e vedo aprirsi  uno  squarcio  dimensionale,

mentre io mi proietto con la  percezione attraverso gli  intenti

dei  soldati istruttori, penetro nel cerchio delle loro  volontà,

vedendo  e  sentendo nei propositi  più  reconditi, ammantati  di

fervore, mistero ed occulto, questa strana espressione. ( *....*)

Sento i giovani istruttori tedeschi dire con ardore: "i puri sono

quelli dell'abruzzo ". A queste parole  i  miei pensieri  corrono

velocissimi, attivati dalla volontà di capire il significato.  Mi

viene  in  mhente "il duce (Mussolini) liberato  in abruzzo," poi

veloce " il lupo di gubbio", quindi qualcosa come " San Francesco

D'Assisi o Assisi ". Ma queste associazioni di pensieri sono  dei

veri e sottili lampi di percezione, che a malappena sembrano aver

penetrato  in un cerchio stregato  un incantesimo. Come una  fine

scia  di  luce questi pensieri corrono prendono  ciò  che  devono

prendere,  lo portano, ma io sono incapace di capire, non  so  di

che  si  tratta. Nel frattempo mi rendo conto che  questo  luogo,

oltre  che  ad  un campo di ginnastica, assomiglia  anche  ad  un

terreno agricolo, tale che mi pare un orto o un campo dove si sta

seminando.In questo campo oltre a me  c'è un'altro osservatore in

piedi.  Una  donna  sui  45 - 50  anni, snella e di media-piccola

statura,  con capelli neri, scarpe nere semplici e senza  tacchi,

cappotto  nero  sopra  la gonna nera, che  le  arriva  fino  alle

ginocchia:è apparsa. Non riesco a capire cosa fa in questo posto,

ma  sembra essere  anche all'esterno di questa realtà, poichè  si

accorge di me a differenza degli altri. Sento come se mi  volesse

invitare a qualcosa  costringendomi con una << strana Forza >>.

Intanto  in  questo  campo  vicino  a  me  è  spuntato  un  fungo

velenoso.  Senza  rendermi  conto  e   senza  volerlo  fare    mi

piego e raccolgo  il  fungo,  che  nella  mia  mano  diventa  una

pergamena.  Sono molto calmo, mi rendo conto che il mio corpo  ha

fatto un gesto che non era nella mia volontà. Incomincio a capire

che  questa donna vuole costringermi a fare qualcosa, ma  non  mi

preoccupo  o forse non riesco nemmeno a preoccuparmi, mentre  già

so  che  non  faro ciò che mi chiederà. La donna  si  avvicina  e

arrivata  a  pochi metri da me  in uno strano gesto  con  le  sue

mani si apre il cappotto  spalancandolo e mettendo in evidenza la

parte  anteriore  del  suo corpo   come  se  volesse  sbattermelo

addosso, mentre con l'espressione del viso pare dire !? <<Tiè>>.

Io considero questo gesto un puerile e scherzoso atteggiamento di

provocazione sessuale, così apertamente palese  che  non  mi dice

niente, considerato chè sotto il cappotto c'è  il  vestito con la

gonna  che arriva  fino alle ginocchia  e  non lascia intravedere

nessun elemento di stimolazione sessuale.  A questo punto la  mia

mano porta sulla bocca la pergamena(fungo velenoso)e la inserisce

dentro, mentre io non capisco e non mi accorgo di questo gesto ed

anche dopo averlo compiuto penso: "che stia nella mia bocca,  che

m'importa,  non  lo  manderò mai giù". Intanto  nella  mia  bocca

questa cosa incomincia ad espandersi, ma in me non esiste proprio

il concetto di mangiarlo. Già prima avevo deciso che non  l'avrei

mai  fatto  ed ero e sono assolutamente determinato,  tanto  che,

anche  se  l'avessi voluto, non l'avrei fatto lo  stesso,  perchè

sapevo  benissimo  che  quel fungo è velenoso  e  che mi  avrebbe

portato  alla morte. In questa situazione, mentre sto  soffocando

mi rendo conto dell'effetto distruttivo del gesto, che la donna a

fatto poco prima  e che sembrava niente. Un azione invisibile  di

cui  mi accorgo solo adesso, dopo  avere constatato gli  effetti.

Corro  subito  a cercare un lavandino, lo trovo ed  incomincio  a

riempire la gola con acqua, poichè la sostanza è diventata colla.

Temo  danni  irreparabili  ed  il  blocco totale della  lingua  e

della mascella, quindi  infilo   le  mani   nella  mia bocca come

tenaglie  per togliere  pezzo  dopo  pezzo  la pasta appiccicosa,

mentre  svanisco  da  questa pericolosa situazione.



li febbraio 1993  D.C.



87070  Plataci  ( CS )

                                          Stamati  Domenico