Racconto di un sogno.
Nel sogno io mi trovo tra la gente, alla quale mi rivolgo con
parole serie e drammatiche, sviluppando un dialogo verbale molto
acceso.
Con grande forza riprendo e avviso le persone sui temi della vita
e sui valori morali e sociali, ma tutti continuano con i loro
cavilli a fare sempre le stesse cose. Amareggiato e deciso mi
incammino sulla strada per la quale si esce dal mondo. Mio cugino
Samuele mi segue, ma è tutto traballante, si piega ora qua ora là
a raccogliere qualcosa, e mentre esita con incoscienza, cerco di
fargli capire la serietà del luogo e della situazione, affinché
si renda conto della gravità del momento.
La strada che percorro a piedi, è terra nuda senza vegetazione,
tutta aperta e senza confini.
Davanti a me, dove termina la
strada, che è il confine del mondo inizia il deserto. In questo
luogo (davanti ed alla mia sinistra) ai margini della via dove il
mondo cede il posto al deserto, piantate nella terra,una semplice
tenda ed una bancarella vibrano al soffio di un vento irreale,
mentre una spettrale presenza fa da sentinella. Meravigliato per
questa curiosa contraddizione, mi chiedo cosa ci fa una tenda
isolata nel deserto dove non c'è nessuno, mentre i miei occhi al
posto della spettrale presenza vedono solo un venditore di
noccioline. L'individuo sta in piedi a pochi passi dalla
bancarella con sguardo ironico e furbesco,ha una faccia stirata e
tesa e fa dei gesti stranissimi cercando di indicarmi qualcosa,
senza mai indicare niente, mentre la preoccupazione che io stia
lasciando il mondo si legge dal suo viso, da cui traspare anche
l'incredulità per questo mio agire.
Costui appare un essere da poco, che non conta niente, sembra
addirittura ridicolo, eppure sta qui, in questo posto ai confini
del mondo.
Io cammino sulla via cauto e semplice, con volontà eterna.
Osservo quest'uomo e osservo me stesso e mi accorgo che so
anche ciò che non si vede. Sono l'uomo d’ogni giorno e come ogni
uomo, maschio o femmina, so e sono quello che ognuno sa ed è
nella vita, e sono anche lo spirito, il mio spirito, che si
manifesta attraverso di me e che come in altre occasioni in cui
non capivo questo essere nell'avere divenire, ora agisce in me,
in maniera tale che si può dire che sono pieno di spirito.
Una piccola grande pace e su di me e mentre passo accanto a
quest'uomo, pur non avendolo mai visto so già chi è. Mi avvicino
e guardandolo dritto in faccia, dico: il mondo non sa che tu sei
cattivo, ma io lo so che tu sei cattivo. A queste mie parole il
viso della persona si addolcisce ed in un attimo ci ritroviamo in
mezzo ad una grande città, dove l'uomo è diventato una donna di
bell'aspetto, giovane e con lunghi capelli neri. Io osservo e
dentro di me sorrido, perché so già chi è, poiché so oltre le
forme che mi appaiono. Prima era un maschio e sapevo chi era, ora
è una femmina e so chi è.
Carolina : La Maestra Carolina Brauer ! La guardo e dico:
Stefano mi ha detto che lo hai trattato molto male. Lei
sembra non dare molto peso alle mie parole, come se non le avesse
udite, ma subito mi risponde: Ha mandato me. Da questa breve
espressione capisco che vuole dirmi: Intanto Stefano ha mandato
me, mentre dal suo tono traspare la sgradevolezza per il compito
che le è stato affidato. Poi veloce mi chiede: come sta Stefano?
Sta bene rispondo subito, perché percepisco l'apprensione e la
preoccupazione nel suo modo di fare, ma anche l'autorità che essa
esprime e mentre cerco di rassicurarla dicendo qualcosa del
genere: (si è arrangiato come ha potuto), varie immagini appaiono
alla mia percezione e scorrono.
lì agosto 1993 d.C.
87070 Plataci (CS)
Stamati Domenico