Racconto di un sogno.
Nel sogno sono aggrappato a Stefano, che mi trasporta tenendomi
stretto per non farmi cadere. Insieme stiamo volando veloci nella
penombra, mentre tutt'intorno è notte ombrosa e silenziosa.
Nella solitudine stiamo percorrendo una via curvilinea, che in
forma sinusoidale ascende verso l'alto. Ad ogni svolta un
monumento si erge a testimonianza del luogo.
In una curva, la forma di un buddha seduto e di un pilastro,
sembrano fermi da tempo indefinito.
Il posto è calmo, parla in sensazioni che si percepiscono,
mentre muto spiega se stesso e nella sua sfera di emanazione,
esprime una grande serenità e la realizzazione della stabilità.
Passandogli accanto guardo il colore cupo dei paesaggi e osservo
la profonda serietà e l'ordine di questi luoghi antichissimi:
tragitti abbandonati e in cui non passa alcun essere da tempo
remoto, come se nessuno vi fosse mai arrivato.
Penso alle alte vette che stiamo oltrepassando: tanto più sono
alte e tanto più sono antiche.
Ed ecco che siamo fuori dal mondo e stiamo girando ad una
velocità vertigginosa intorno al pianeta terra.
Stefano si ferma e mi dice, che adesso, mentre riprenderemo a
girare, dovrò rimanere aggrappato a lui con la forza delle mie
braccia. Io osservo il vuoto e l'universo tutt'intorno ed è
pauroso. La sensazione di cadere da qualche parte è tremenda,
mentre Stefano con una capacità propria, semplice e prorompente
ha superato la forza di gravità del pianeta, portandomi senza
nessuna preoccupazione fuori dall'orbita. Pieno di paura gli dico
che non ci riesco e che se le mie braccia non reggeranno intorno
al suo torace sarò scaraventato nel vuoto, ma Stefano mi dice che
devo imparare. Per brevi attimi lo guardo negli occhi e
scorgo una volontà ed una profondità che fa impressione, ma tra
il vuoto e il suo sguardo stellare non ho neanche il tempo di
pensare, che stiamo di nuovo volando vorticosamente intorno al
pianeta.
li 22 giugno 1993 d. C.
87070 Plataci ( C S )
Stamati Domenico