Una premessa
   necessaria alla
   rivelazione della
   verità

   io sono

   gesù

   christo storico

   albero di pietra

   spirito santo

   apocalisse

   fungo velenoso

   bene male

   trasformazione

   paradiso

   ascesa

   il femminile

   terzo occhio

   la maestra

   la morte

 la sorella del maestro

   * il Sogno *


Racconto di un sogno.

Nel  sogno sono aggrappato a Stefano, che mi trasporta  tenendomi

stretto per non farmi cadere. Insieme stiamo volando veloci nella

penombra, mentre tutt'intorno è notte ombrosa e silenziosa.

Nella  solitudine stiamo percorrendo una via curvilinea,  che  in

forma  sinusoidale  ascende  verso  l'alto.  Ad  ogni  svolta  un

monumento si erge a testimonianza del luogo.

In  una curva,  la forma  di un  buddha  seduto e di un pilastro,

sembrano fermi da tempo indefinito.

Il posto  è  calmo,  parla  in  sensazioni che  si  percepiscono,  

mentre  muto spiega  se  stesso e nella sua sfera di  emanazione, 

esprime  una grande serenità  e la realizzazione della stabilità.

Passandogli accanto guardo il colore cupo dei paesaggi  e osservo

la  profonda  serietà e l'ordine di questi  luoghi  antichissimi:

tragitti  abbandonati  e in cui non passa alcun essere  da  tempo

remoto, come se nessuno vi fosse mai arrivato.

Penso  alle alte vette che stiamo oltrepassando: tanto  più  sono

alte e tanto più sono antiche.

Ed  ecco  che  siamo  fuori dal mondo e  stiamo  girando  ad  una

velocità vertigginosa intorno al pianeta terra.

Stefano  si  ferma e mi dice, che adesso, mentre  riprenderemo  a 

girare,  dovrò rimanere aggrappato a lui con la forza  delle  mie

braccia.  Io  osservo  il vuoto e l'universo  tutt'intorno  ed  è

pauroso.  La  sensazione di cadere da qualche parte  è  tremenda,

mentre  Stefano con una capacità propria, semplice e  prorompente

ha  superato  la forza di gravità del pianeta,  portandomi  senza

nessuna preoccupazione fuori dall'orbita. Pieno di paura gli dico

che non ci riesco e che se le mie braccia non reggeranno  intorno

al suo torace sarò scaraventato nel vuoto, ma Stefano mi dice che

devo  imparare.  Per  brevi  attimi  lo  guardo   negli  occhi  e

scorgo  una volontà ed una profondità che fa impressione, ma  tra

il  vuoto  e il suo sguardo stellare non ho neanche il  tempo  di

pensare,  che stiamo di nuovo volando vorticosamente  intorno  al

pianeta.



li  22 giugno 1993   d. C.



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                                        Stamati  Domenico