io sono

   gesù

   christo storico

   albero di pietra

   spirito santo

   apocalisse

   fungo velenoso

   bene male

   trasformazione

   paradiso

   ascesa

   il femminile

   terzo occhio

   la maestra

   la morte

 la sorella del maestro

   * il Sogno *

   Una premessa
   necessaria alla
   rivelazione della
   verità

   io sono

   gesù

   christo storico

   albero di pietra

   spirito santo

   apocalisse

   fungo velenoso

   bene male

   trasformazione

   paradiso

   ascesa

   il femminile

   terzo occhio

   la maestra

   la morte

 la sorella del maestro

   * il Sogno *


Racconto di un sogno.

Nel  mio ricordo  il sogno si apre a Trebisacce  in un  paesaggio

primaverile.  Io sono tutto intento  a scrutare   la gente ed  il

traffico, mentre barlumi di ricordi scorrono e si mischiano con i

suoni  del giorno. Guardo l'altro lato dell'incrocio e  verso  la

stazione ferroviaria, poi stanco di attendere con un gesto rapido

scalciando  la  ringhiera, deciso volgo i miei passi e  mi  avvio

verso la piazza. Mentre  cammino con vigore lungo il  marciapiede

sento improvvisamente  il vestito stretto sul petto  a tal  punto

da  farmi  mancare il respiro. Velocemente con una  mano  do  uno

strappo  alla camicia, che si apre e lascia intravedere la  croce

di legno appesa al mio collo. La vista di questa croce provoca in

me  una grande vergona ed una tale paura, che vorrei coprirmi  di

nuovo  il torace e nascondermi agli occhi della gente. In  questa

situazione  entro in uno stato di contemplazione e vedo  e  sento

diverse  cose.  Una specie di aureola si apre nel  tempo  e  vedo

me stesso Christiano pieno di fervore ascetico  con la volontà di

dichiararlo a tutti.  Subito  dopo  vedo  una  persona  additarmi

suo   figlio/a   con  grande stupore,  mentre sembra voler  dire:

"  Guarda !? Guarda!? un Christiano ". In quell'attimo  pare  che

tutti  guardino  a  me come a un malfattore,  mentre sento quegli

sguardi  impregnanti  che incutono vergogna e  paura.  Davanti  a

questa  croce io sono davanti a me stesso. In realtà  esplode  il

conflitto  e nel travaglio nasce la necessità di comprendere.  Io

osservo il mio  essere nel divenire,  mentre una profonda aureola

si apre  alla mia percezione  ed  il tempo  e lo spazio  sembrano

spostarsi  in altra epoca. Sto camminando in fondo  alla  piazza,

verso  il  lato  sinistro ed i ricordi e le  paure  di  prima  si

affievoliscono fino a scomparire. Una grossa macchina nera  passa

veloce al mio fianco e per poco non mi investe.Sono arrabiato per

questa incauta guida e voglio sgridare l'autista, ma sento  paura

e temo di essere malmenato. La vettura si ferma a breve  distanza

e nonostante l'atmosfera di intimidazione mi ribello  con  debole

frustrante  gesticolazione. Dalla macchina scendono due  persone,

che non sono affatto teppisti, ma uomini ben vestiti. L'uomo alla

guida   pare  essere  un assessore comunale od  il  sindaco,  che

mentre  scende, con  un breve sguardo  alla  mia  persona  sembra

esprimere dispiacimento per l'accaduto. L'altr'uomo è una guardia

comunale  di un altro comune, che conosco da tempo e con  cui  ho

avuto   sempre  rapporti  cordiali,  il  quale  vedendo  il   mio

risentimento si avvicina dicendomi qualcosa del genere: << senti,

ma  non  è tua quella pratica che giace al comune  vieni  che  la

vediamo  >>.  Io  penso di non avere niente in  quel  comune,  ma

siccome  la guardia insiste, la seguo per vedere se c'è  qualcosa

che  non ricordo. Dentro il comune la guardia mi indica una  zona

dell'edificio e mi presenta delle donne che lavorano ad un forno.

Nel  frattempo  i ricordi e le paure di prima  si  affievoliscono

fino  a scomparire. La donna che dirirge la cottura mi  offre  un

pane ripieno di verdura cotta. Li in piedi cerco di mangiare,  ma

il sapore è nauseante ed il pane è rivestito da uno strato  duro,

che  assomiglia ad un foglio di cuoio lucidato con grasso  acido.

La  donna vedendomi mangiare dice: Lo strato esterno non è  buono

ed  il  pane  va  mangiato dopo avergli tolto  la  parte  che  lo

riveste.  Srotolando la scorza il pane esce tutto e  rimane  solo

la verdura cotta, mentre io  profondamente deluso  ne osservo  il

colore:  <<  giallo  verdastro (*) >>  "da  voltastomaco".  Senza

dire niente e senza farmi vedere giro in un corridoio e mi dirigo

verso  il bagno, quindi entrando getto la verdura nel  cesso.  Al

posto del vaso appare il pavimento delle docce, ripieno di  acqua

fino  ad  un  altezza  di  circa  20  cm.    per  una   probabile

otturazione  del buco di scolo. La verdura cade in quest'acqua  e

si  deposita sul fondo del pavimento, mentre nauseato penso: "  e

adesso  chi  la toglie da qui questa cosa ". Ma di  nuovo  questi

pensieri svaniscono e sulla parete della doccia mi accorgo che ad

un'altezza  di  40 - 50 cm. c'è una serie  di  fontane  sporgenti

rivestite in legno marrone; penso che servono per lavare i piedi,

ma al momento sono chiuse. Nell'ultima fontana di fronte a me  ed

alla  mia destra  sono appesi due rosari con crocifisso in  legno

marrone, uno dei quali ha un piccolo difetto.  In  questo  posto;

davanti  a  queste  fontane  e  a  questi  crocifissi ;  come  un

ragazzo  spensierato  di  fronte a diversi  regali;  piegato  nel

dubbio  della  scelta;  un attimo prima con la mano  tesa  ed  un

attimo  dopo  in piedi; seguo il tempo che si modifica  nei  suoi

parametri,  mentre in me si sviluppa una invisibile  tematica  di

riflessioni.  Nel susseguirsi degli eventi riesco  a  distinguere

tre  momenti  durante  i  quali Stefano  mi  è  accanto  come  un

fratello. I crocifissi sono tutti e due a mia disposizione ed  io

sono  completamente libero di scegliere. La cosa che mi blocca  è

il  dubbio  e la riflessione  di cui al momento  non  conosco  la

base  cosciente ne il fondamento, poichè una volontà  sottile  ed

invisibile,che sembra attingere al mare eterno del proprio essere

e  poi  divenire una forza inconscia, che  interviene,  plasma  e

determina le azioni del presente, si sovrappone, vive in me ed io

vivo  in essa. Questa volontà fa sì, che io,  dapprima  penso  di

prendermi  tutti  e due i rosari, mentre vivo  l'emozione  di  un

ragazzo che prende tutto ciò che può. Poi penso: a me basta anche

quello  rotto, mentre vivo un'emozione di grande umiltà.  Infine,

prendo quello buono, mentre vivo l'emozione della contentezza  di

possedere finalmente qualcosa. Tutto questo accade quando io sono

piegato e dietro di me c'è Stefano. Mi alzo per parlargli e  vedo

il suo volto tutto gonfio, irriconoscibile, quasi da fare  paura,

ma subito torna normale  e mi spiega che si tratta di una tecnica

con la quale controllando il respiro, i nervi ed il sangue si può

provocare  questo rigonfiamento dei muscoli. Sono piegato con  la

mano tesa verso i rosari, fermo a pensare, sereno e gioioso  come

un  bambino. Sento stefano che mi osserva e dopo un po  mi  dice:

" Allora gliela facciamo fare la rivoluzione ( apocalisse ) ".

Penso a catastrofi e non riesco a capire di che si tratta, mentre

medito  sui  crocifissi. Sbrigati! Mi Richiama Stefano  con  tono

sicuro  e  amichevole. L'atmosfera è limpida.  "  Allora,  glielo

facciamo  fare agli animali ", sento queste parole viaggiare  con

il silensio  come un segnale.  A questo punto prendo il rosario e

seguendo Stefano, ci incamminiamo.



Li  gennaio  1993  D. C.



87070  Plataci ( CS )

                                        Stamati Domenico





(*) L' Invidia