Racconto di un sogno.
Nel mio ricordo il sogno si apre a Trebisacce in un paesaggio
primaverile. Io sono tutto intento a scrutare la gente ed il
traffico, mentre barlumi di ricordi scorrono e si mischiano con i
suoni del giorno. Guardo l'altro lato dell'incrocio e verso la
stazione ferroviaria, poi stanco di attendere con un gesto rapido
scalciando la ringhiera, deciso volgo i miei passi e mi avvio
verso la piazza. Mentre cammino con vigore lungo il marciapiede
sento improvvisamente il vestito stretto sul petto a tal punto
da farmi mancare il respiro. Velocemente con una mano do uno
strappo alla camicia, che si apre e lascia intravedere la croce
di legno appesa al mio collo. La vista di questa croce provoca in
me una grande vergona ed una tale paura, che vorrei coprirmi di
nuovo il torace e nascondermi agli occhi della gente. In questa
situazione entro in uno stato di contemplazione e vedo e sento
diverse cose. Una specie di aureola si apre nel tempo e vedo
me stesso Christiano pieno di fervore ascetico con la volontà di
dichiararlo a tutti. Subito dopo vedo una persona additarmi
suo figlio/a con grande stupore, mentre sembra voler dire:
" Guarda !? Guarda!? un Christiano ". In quell'attimo pare che
tutti guardino a me come a un malfattore, mentre sento quegli
sguardi impregnanti che incutono vergogna e paura. Davanti a
questa croce io sono davanti a me stesso. In realtà esplode il
conflitto e nel travaglio nasce la necessità di comprendere. Io
osservo il mio essere nel divenire, mentre una profonda aureola
si apre alla mia percezione ed il tempo e lo spazio sembrano
spostarsi in altra epoca. Sto camminando in fondo alla piazza,
verso il lato sinistro ed i ricordi e le paure di prima si
affievoliscono fino a scomparire. Una grossa macchina nera passa
veloce al mio fianco e per poco non mi investe.Sono arrabiato per
questa incauta guida e voglio sgridare l'autista, ma sento paura
e temo di essere malmenato. La vettura si ferma a breve distanza
e nonostante l'atmosfera di intimidazione mi ribello con debole
frustrante gesticolazione. Dalla macchina scendono due persone,
che non sono affatto teppisti, ma uomini ben vestiti. L'uomo alla
guida pare essere un assessore comunale od il sindaco, che
mentre scende, con un breve sguardo alla mia persona sembra
esprimere dispiacimento per l'accaduto. L'altr'uomo è una guardia
comunale di un altro comune, che conosco da tempo e con cui ho
avuto sempre rapporti cordiali, il quale vedendo il mio
risentimento si avvicina dicendomi qualcosa del genere: << senti,
ma non è tua quella pratica che giace al comune vieni che la
vediamo >>. Io penso di non avere niente in quel comune, ma
siccome la guardia insiste, la seguo per vedere se c'è qualcosa
che non ricordo. Dentro il comune la guardia mi indica una zona
dell'edificio e mi presenta delle donne che lavorano ad un forno.
Nel frattempo i ricordi e le paure di prima si affievoliscono
fino a scomparire. La donna che dirirge la cottura mi offre un
pane ripieno di verdura cotta. Li in piedi cerco di mangiare, ma
il sapore è nauseante ed il pane è rivestito da uno strato duro,
che assomiglia ad un foglio di cuoio lucidato con grasso acido.
La donna vedendomi mangiare dice: Lo strato esterno non è buono
ed il pane va mangiato dopo avergli tolto la parte che lo
riveste. Srotolando la scorza il pane esce tutto e rimane solo
la verdura cotta, mentre io profondamente deluso ne osservo il
colore: << giallo verdastro (*) >> "da voltastomaco". Senza
dire niente e senza farmi vedere giro in un corridoio e mi dirigo
verso il bagno, quindi entrando getto la verdura nel cesso. Al
posto del vaso appare il pavimento delle docce, ripieno di acqua
fino ad un altezza di circa 20 cm. per una probabile
otturazione del buco di scolo. La verdura cade in quest'acqua e
si deposita sul fondo del pavimento, mentre nauseato penso: " e
adesso chi la toglie da qui questa cosa ". Ma di nuovo questi
pensieri svaniscono e sulla parete della doccia mi accorgo che ad
un'altezza di 40 - 50 cm. c'è una serie di fontane sporgenti
rivestite in legno marrone; penso che servono per lavare i piedi,
ma al momento sono chiuse. Nell'ultima fontana di fronte a me ed
alla mia destra sono appesi due rosari con crocifisso in legno
marrone, uno dei quali ha un piccolo difetto. In questo posto;
davanti a queste fontane e a questi crocifissi ; come un
ragazzo spensierato di fronte a diversi regali; piegato nel
dubbio della scelta; un attimo prima con la mano tesa ed un
attimo dopo in piedi; seguo il tempo che si modifica nei suoi
parametri, mentre in me si sviluppa una invisibile tematica di
riflessioni. Nel susseguirsi degli eventi riesco a distinguere
tre momenti durante i quali Stefano mi è accanto come un
fratello. I crocifissi sono tutti e due a mia disposizione ed io
sono completamente libero di scegliere. La cosa che mi blocca è
il dubbio e la riflessione di cui al momento non conosco la
base cosciente ne il fondamento, poichè una volontà sottile ed
invisibile,che sembra attingere al mare eterno del proprio essere
e poi divenire una forza inconscia, che interviene, plasma e
determina le azioni del presente, si sovrappone, vive in me ed io
vivo in essa. Questa volontà fa sì, che io, dapprima penso di
prendermi tutti e due i rosari, mentre vivo l'emozione di un
ragazzo che prende tutto ciò che può. Poi penso: a me basta anche
quello rotto, mentre vivo un'emozione di grande umiltà. Infine,
prendo quello buono, mentre vivo l'emozione della contentezza di
possedere finalmente qualcosa. Tutto questo accade quando io sono
piegato e dietro di me c'è Stefano. Mi alzo per parlargli e vedo
il suo volto tutto gonfio, irriconoscibile, quasi da fare paura,
ma subito torna normale e mi spiega che si tratta di una tecnica
con la quale controllando il respiro, i nervi ed il sangue si può
provocare questo rigonfiamento dei muscoli. Sono piegato con la
mano tesa verso i rosari, fermo a pensare, sereno e gioioso come
un bambino. Sento stefano che mi osserva e dopo un po mi dice:
" Allora gliela facciamo fare la rivoluzione ( apocalisse ) ".
Penso a catastrofi e non riesco a capire di che si tratta, mentre
medito sui crocifissi. Sbrigati! Mi Richiama Stefano con tono
sicuro e amichevole. L'atmosfera è limpida. " Allora, glielo
facciamo fare agli animali ", sento queste parole viaggiare con
il silensio come un segnale. A questo punto prendo il rosario e
seguendo Stefano, ci incamminiamo.
Li gennaio 1993 D. C.
87070 Plataci ( CS )
Stamati Domenico
(*) L' Invidia