- (Staminali)
L'invecchiamento è reversibile, nuova giovinezza per le cellule dei centenari.
La scoperta di un'équipe francese.
La regressione ottenuta per la prima volta anche in soggetti anziani.
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI
- La cura di giovinezza per centenari comincia all'Istituto di genomica funzionale dell'Università di Montpellier, dove il dottor Jean-Marc Lemaître e la sua équipe hanno appena dimostrato che l'invecchiamento - cellulare, per adesso - non è un fenomeno irreversibile: gli scienziati francesi sono riusciti a riprogrammare in vitro alcune cellule di età avanzata trasformandole in «staminali pluripotenti indotte», cioè restituendo la capacità di suddividersi e moltiplicarsi a vecchie cellule - donate da uomini di 74, 92, 94, 96 e persino 101 anni - solitamente degradate e vicine alla fine.
Come per ogni scoperta di questo tipo le rituali cautele impongono di ricordare che le prime applicazioni mediche arriveranno - forse - tra 10-15 anni, ma lo studio pubblicato ieri sulla rivista scientifica Genes & Development autorizza in linea di principio i sogni di una giovinezza da riacquistare e protrarre molto a lungo.
Lemaître ha lavorato nella direzione comune a molte squadre di ricercatori di tutto il mondo, che da alcuni anni puntano a rigenerare in laboratorio tessuti o organi umani danneggiati. Esperimenti promettenti sono in corso a partire dalle staminali embrionali, che hanno il potere di differenziarsi in qualsiasi cellula dell'organismo - epatica, cardiaca, cerebrale, ecc. - ma che suscitano grandi problemi etici a causa dell'utilizzo degli embrioni. In Francia, per esempio, l'uso di staminali embrionali è proibito, salvo deroghe speciali.
Nel 2007, il giapponese Shinya Yamakanaka è stato protagonista della prima svolta mettendo a punto - a partire da cellule di donatori adulti - alcune staminali dotate delle stesse capacità di differenziarsi delle embrionali. L'attuale, grande passo in avanti di Lemaître consiste nell'avere creato staminali da cellule di persone non solo adulte, ma addirittura molto anziane. «Ogni cellula normalmente controlla con regolarità lo stato delle proprie funzioni, e quando si accorge che sono ormai degradate smette di dividersi e moltiplicarsi», spiega lo scienziato francese. Questo stadio di senescenza era considerato finora l'ultima tappa dell'invecchiamento prima della morte cellulare, ed era ritenuto irreversibile.
L'équipe di Montpellier invece ha proseguito nella strada indicata dai giapponesi, che erano intervenuti sulle cellule adulte aggiungendo quattro geni. «Dopo molti tentativi abbiamo introdotto altri due geni e quello si è rivelato essere il cocktail vincente - dice Lemaître -. Nel giro di 15 giorni le cellule anziane hanno cominciato a proliferare di nuovo e poi a cambiare forma. Le nuove cellule assomigliavano in tutto e per tutto a quelle originarie, ma senza alcuna traccia di invecchiamento».
Le applicazioni future più evidenti e facili da immaginare sono la cura delle malattie neurologiche come Alzheimer o Parkinson, fino al diabete, l'artrosi e i problemi cardiaci legati all'età avanzata. Per adesso, nessuna équipe al mondo ha ancora provato a reiniettare nel paziente cellule «ripotenziate», e il salto dalla teoria alla pratica è ancora relativamente lontano. La questione sembra però a questo punto solo tecnica: servono molti fondi, esperimenti, sforzi e tempo, è vero, ma la strada è segnata e l'eterno processo nascita-crescita-invecchiamento-morte sembra ormai sovvertibile, con tutte le enormi implicazioni filosofiche e religiose che ne conseguono.
Stefano MontefioriL'invecchiamento diventa un processo reversibile:
dalla Francia un metodo per riprogrammare le cellule a stadio embrionaleInvertire il processo di invecchiamento di cellule staminali sembra diventare realtà: è quanto emerge dalla ricerca di un gruppo di ricercatori francesi, con a capo Jean-Marc Lemaitre, che ha condotto uno studio di successo su cellule di soggetti ultranovantenni, riprogrammate allo stadio embrionale.
Invertire il processo di invecchiamento di cellule staminali sembra diventare realtà: è quanto emerge dalla ricerca di un gruppo di ricercatori francesi, con a capo Jean-Marc Lemaitre, che ha condotto uno studio di successo su cellule di soggetti ultranovantenni, riprogrammate allo stadio embrionale.
http://scienze.fanpage.it
2 novembre 2011 21:47
Un gruppo di ricercatori francesi ha condotto uno studio sul processo d’invecchiamento cellulare. Da quest ricerca, pubblicata su Genes and Development, emerge che si può invertire tale processo, riprogrammando le stesse cellule. I primi esperimenti sono stati condotti su cellule di soggetti compresi tra i 74 e i 101 anni. Si sono fatti dei passi avanti, rispetto al 2007, anno in cui fu condotta un’ulteriore sperimentazione da parte del giapponese Shinya Yamakanaka su cellule epiteliali, riprogrammate, al tempo, per ottenere staminali pluripotenti.
Attraverso questa nuova modalità di riprogrammazione cellulare, invece, si possono ottenere cellule che possono riprodursi all’infinito, come le cellule staminali embrionali. Per ottenere questo miracoloso risultato, i ricercatori hanno combinato due fattori di trascrizione: NANOG e LIN28. Il successo ottenuto sulle cellule di persone ultra novantenni, come spiega Jean-Marc Lemaitre, Institute of Functional Genomics dell’Università di Montpellier, “è un grosso passo in avanti per la medicina rigenerativa”, in quanto tale risultato, “permette di avere nuovi dettagli sull’invecchiamento e su come correggere i suoi aspetti patologici. Tutti i marker dell’invecchiamento sono stati cancellati dalle cellule originali, e dopo la riprogrammazione sono state in grado di dar vita a cellule nuove con diverse funzioni”.
Ciò che è interessante di questo notevole studio è che, attraverso la riprogrammazione cellulare, si potrebbero curare malattie neurodegenerative come il Parkinson o l’Alzheimer, ma anche patologie cardiache, il diabete e l’artrosi. Ci vorranno almeno 10-15 anni affinché la teoria si traduca completamente in pratica: ciononostante, il ringiovanimento cellulare mediante riprogrammazione rappresenta uno step autorevole per la comunità scientifica mondiale. Come ha dichiarato lo stesso Lemaitre, “Oggi si avvia un nuovo paradigma per il ringiovanimento delle cellule”, poiché “l‘età delle cellule non è sicuramente un ostacolo per la riprogrammazione”.
Per la prima volta si è riusciti a riprogrammare cellule di persone anziane, in staminali pluripotenti. Un primo passo per terapie capaci di combattere l'invecchiamento?
02 novembre 2011 di Martina SaporitiAggiungendo due nuovi ingredienti alla pozione magica che permette di ringiovanire le cellule adulte, un gruppo di ricerca è riuscito là dove tutti avevano fallito: riprogrammare le cellule di persone anziane in cellule staminali pluripotenti (iPS), cioè capaci di differenziarsi in quasi tutti i tessuti di un individuo adulto. “ L’età di una cellula non è più un ostacolo alla sua riprogrammazione”. Così Jean-Marc Lemaitre, uno degli autori dello studio e ricercatore all’Institute of Functional Genomics dell’ Università di Montpellier (Francia), ha commentato all’ Afp i risultati della ricerca. Che, dicono i ricercatori, aprono la strada a nuove, potenziali terapie basate sull’uso delle cellule staminali anche in pazienti centenari.
Ma andiamo con ordine. Nel 2007, quando il gruppo di ricerca di Yamanaka dell’ università di Kyoto riuscì a trovare il modo di riprogrammare cellule umane adulte in cellule staminali pluripotenti, quasi si gridò al miracolo. I ricercatori erano riusciti a riportare indietro le lancette dell’orologio delle cellule adulte inserendo nel loro dna quattro geni (chiamati Oct3/4, Sox2, Klf4, e c-Myc) normalmente espressi nelle cellule staminali. Tuttavia, questo protocollo di ringiovanimento non ha mai funzionato bene con le cellule delle persone anziane, le quali sarebbero invece le più interessate al possibile sviluppo di terapie basate sull’uso di staminali. Il problema, in questo caso, è nella senescenza cellulare: un processo naturale che innesca la morte della cellula quando certi meccanismi non funzionano più correttamente.
Come spiegato su Genes & Development, Lemaitre e i suoi colleghi hanno aggirato questo ostacolo aggiungendo al dna delle cellule adulte, oltre ai quattro geni standard, due nuovi elementi: i fattori di trascrizione NANOG e LIN28, proteine che si legano al dna regolandone l’espressione. Il nuovo cocktail si è rivelato vincente: è riuscito a cancellare la senescenza dalle cellule di persone dai 74 ai 101 anni.
Ma cosa hanno fatto, precisamente, i due fattori di trascrizione? Hanno contribuito a restaurare i telomeri (le capsule protettive che coprono le stremità dei cromosomi e che tendono a degradarsi ogni volta che il dna si replica), a modificare l’espressione di alcuni geni, ad abbassare i livelli di stress ossidativi e a promuovere il funzionamento dei mitocondri (gli organelli dove si genera l’energia di cui ha bisogno la cellula per funzionare).
“ Abbiamo cancellato i marcatori dell’età delle cellule – ha spiegato Lemaitre – le cellule staminali pluripotenti così create possono produrre cellule funzionali di ogni tipo e possiedono la capacità di proliferare e vivere a lungo”. Ecco perché, secondo il ricercatore, questo nuovo protocollo di ringiovanimento potrebbe portare allo sviluppo di terapie basate sulle cellule staminali efficaci anche nei pazienti più anziani. Ma è molto probabile che serviranno anni prima di riuscire a passare dalla teoria alla pratica.
Per la prima volta si è riusciti a riprogrammare cellule di persone anziane, in staminali pluripotenti. Un primo passo per terapie capaci di combattere l'invecchiamento?
02 novembre 2011 di Martina Saporiti
In primo luogo, studi recenti hanno dimostrato che le iPS possiedono una serie di anomalie genetiche che, per il momento, ne proibiscono l’utilizzo a scopi terapeutici. Inoltre, alcuni tipi di cellule staminali pluripotenti indotte possono essere attaccate dal sistema immunitario, anche se provengono dal proprio organismo. Insomma, ad oggi le promesse di queste cellule sono ancoralontane dal poter essere mantenute. Novità dal campo della ricerca sulle cellule staminali.Alcuni ricercatori francesi sono riusciti ad invertire il processo di invecchiamento cellulare, ottenendo da cellule di persone ultra novantenni, delle staminali indistinguibili da quelle embrionali. Questa scoperta, pubblicata su “Genes and Development”, rivista americana di genetica e biologia, potrebbe aprire una nuova strada per la medicina degenerativa. L’entusiasmo di Jean-Marc Lemaitre, dell’ Institute of Functional Genomics, dell’Universita’ di Montpellier, conferma l’importanza della novità: grazie ad essa, infatti, si potrebbe portare avanti un nuovo metodo per ottenere cellule che, come le vere staminali embrionali, si possono riprodurre continuamente. Rafforzando il mix dei quattro geni utilizzati solitamente nel processo con due fattori di trascrizione, NANOG e LIN28, i medici in questione hanno creato in laborario questa nuova formula, che ha permesso di convertire con successo le cellule prelevate da soggetti tra i 74 e 101 anni.Rispetto al processo di riprogrammazione delle cellule epiteliali, noto dal 2007, e utilizzato per ottenere le staminali pluripotenti (le iPs), la possibilità di creare cellule staminali dall’inversione del processo di invecchiamento permetterebbe di risolvere anche la questione etica che verte intorno alle cellule embrionali ormai da parecchi anni. Cellule staminali sì o cellule staminali no? Rappresentano davvero il futuro della medicina? Così sembrano sostenere molti ricercatori. Senza entrare nel merito di problematiche che avrebbero bisogno di un’analisi attenta e di tanta riflessione, c’è da dire che alcune delle malattie di natura ematologica, immunologica, genetica, metabolica e oncologica potrebbero ricevere benefici curativi proprio dalla sperimentazione e dall’utilizzo delle cellule staminali. Se quelle di tipo embrionale fanno storcere il naso a molti, ricordiamo che esse si possono ricavare anche dal cordone ombelicale, dal liquido amniotico, dal corpo umano in generale (midollo ossero e pelle, i.e.) e grazie a questi medici d’oltralpe anche dall’inversione di cellule di individui molto avanti con l’età.Sarà una conclusione affrettata? La scienza dei giorni nostri è spesso pronta a dare risposte a domande che neanche ci poniamo, ma si spera sempre che una nuova scoperta porti a qualcosa di vantaggioso, in primo luogo per chi soffre.