John Maynard Keynes

Keynesismo Approccio alla politica economica basato sul pensiero dell'economista inglese
John Maynard Keynes. La sua opera più importante, la Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta (1936), fu pubblicata in un periodo di recessione profonda, apparentemente senza fine: negli anni Venti, il tasso di disoccupazione nel Regno Unito aveva registrato una media pari all'11% e nella prima metà degli anni Trenta raggiunse mediamente quasi il 20%. Al contrario della teoria economica classica, Keynes sosteneva che l'andamento dell'economia dipende dalle differenti politiche governative che vengono attuate nel singolo paese.

Teoria economica classica

Secondo la teoria economica classica la piena occupazione rappresenta la condizione di equilibrio verso cui l'intera economia tende in maniera naturale. I cambiamenti tecnologici o quelli che si verificano nelle preferenze dei consumatori, così come l'apertura di nuovi mercati interni o esteri, possono comportare la perdita di posti di lavoro in alcune industrie, ma contemporaneamente determinano la creazione di nuove opportunità in altri ambiti del sistema economico. Inoltre, la disoccupazione ha carattere provvisorio, in quanto viene rapidamente eliminata dall'azione delle forze di mercato, e in particolare dalla flessibilità dei salari. Secondo questa teoria la disoccupazione cronica è "volontaria": questo significa che gli individui non hanno lavoro perché vogliono salari eccessivi, mentre sarebbero perfettamente in grado di trovare un'occupazione se decidessero di accettare una retribuzione inferiore.

Teoria di Keynes

La differenza fondamentale tra il modello keynesiano e quello classico consiste nel fatto che Keynes sosteneva l'inflessibilità di salari e prezzi. In altri termini, il sistema economico non tende automaticamente verso una situazione di piena occupazione, e, dunque, per combattere la recessione non si può fare affidamento sulle forze di mercato.

Supponiamo, ad esempio, che inizialmente vi sia piena occupazione e che, per qualche ragione, gli imprenditori decidano di ridurre i propri investimenti in macchinari: questa scelta provocherà un aumento del numero di disoccupati nel settore che produce macchinari, e questi disoccupati saranno costretti a contrarre i propri consumi, determinando a loro volta una riduzione dei posti di lavoro nel settore dei beni di consumo; questo effetto di "moltiplicatore" determina un calo del livello di occupazione, reddito e prodotto dell'economia. Secondo Keynes non esistono forze in grado di interrompere questa fase negativa del ciclo economico in maniera autonoma, ossia senza l'intervento dello stato.

I tagli salariali non servono giacché, sebbene riducano i costi per le aziende, riducono anche ciò che i lavoratori possono acquistare, cosicché le vendite non potranno aumentare. Un elevato livello di disoccupazione, dunque, viene provocato da una forte contrazione della domanda (ossia, della spesa) aggregata. Soltanto l'intervento governativo è in grado di ricondurre l'economia al livello di piena occupazione, attraverso la riduzione dell'imposizione fiscale o l'aumento della spesa pubblica (anche se questo provocherà un deficit nel bilancio pubblico per un certo periodo di tempo). In breve, il governo ha la responsabilità di stimolare la domanda aggregata nella misura in cui questo intervento si renda necessario per creare e mantenere la piena occupazione, senza d'altra parte generare una spirale inflazionistica.

Politiche keynesiane

Il governo cerca di valutare l'andamento della domanda aggregata previsto nell'arco temporale di un paio d'anni; di fronte a un livello molto basso della stessa (come nel Regno Unito nel 1952, 1958 e nel 1971), il governo determina un incremento della spesa pubblica oppure una riduzione dell'imposizione fiscale o dei tassi di interesse; viceversa se la domanda aggregata risulta essere troppo elevata (come nel 1941, 1955, e nel 1973) il governo farà il contrario. In passato gli effetti prodotti sul bilancio pubblico erano considerati di secondaria importanza, mentre l'obiettivo principale era quello di stimolare la crescita della domanda aggregata in modo da mantenerla allineata alla capacità produttiva dell'economia. Politiche di questo tipo furono realizzate dalla maggior parte dei paesi industrializzati: ad esempio, il presidente statunitense John F. Kennedy, riferendosi al modello keynesiano, adottò scelte di politica economica che aiutarono il suo paese a uscire dalla recessione dei primi anni Sessanta.

Inflazione e monetarismo

A partire dagli inizi degli anni Settanta, la teoria keynesiana venne attaccata da una nuova dottrina economica: il monetarismo. Nella maggior parte dei paesi sviluppati il quarto di secolo successivo alla seconda guerra mondiale era stato caratterizzato, da un lato, da piena occupazione e dal miglioramento del tenore di vita, e, dall'altro, da un considerevole livello di inflazione. Gli economisti ispirati al modello keynesiano avevano riconosciuto da tempo la difficoltà di mantenere stabile il livello dei prezzi in una situazione di piena occupazione se i sindacati possono chiedere, e le imprese concedere, qualsiasi aumento salariale. Tra la fine degli anni Quaranta e la metà degli anni Settanta furono attuate un po' in tutti i paesi più sviluppati diverse politiche dei redditi destinate a ridurre la dimensione degli incrementi di salari e prezzi. Queste politiche finirono col rivelarsi comunque insufficienti e a partire dalla fine degli anni Sessanta iniziarono a registrarsi allarmanti accelerazioni del tasso d'inflazione.

Secondo i monetaristi, l'accelerazione dell'inflazione viene provocata dalle politiche keynesiane che cercano di mantenere il tasso di disoccupazione a un livello eccessivamente basso, addirittura inferiore a quello "naturale" in corrispondenza del quale il sistema economico tende a stabilizzarsi. L'unico strumento efficace per ridurre la disoccupazione consiste, dunque, nell'adozione di politiche dal lato dell'offerta che mirano a ridurre il tasso naturale di disoccupazione.

A partire dalla fine degli anni Settanta la dottrina monetarista prese il posto di quella keynesiana, anche se

la gravità delle recessioni economiche verificatesi in tutto il mondo tra i primi anni Ottanta e l'inizio di quelli Novanta dimostrano la validità di fondo del keynesismo.



"Keynesismo," Enciclopedia® Microsoft® Encarta © 1993-1997