Il tempo prima del tempo
Conversazione con Gabriele Veneziano
di Antonella Varaschin
Era il 1968 quando un giovane fisico teorico italiano, di passaggio al Cern di Ginevra fra un dottorato in Israele e un posto di ricercatore al Mit di Boston, diede alle stampe un articolo che avrebbe rappresentato una pietra miliare per la fisica teorica contemporanea. Vi si mostrava che, grazie a una formula vecchia di 200 anni (la funzione beta di Eulero), era possibile render conto di alcune misure della interazione forte, realizzate con gli acceleratori di particelle. Il giovane autore di quell’articolo, Gabriele Veneziano, è oggi uno dei massimi fisici teorici al mondo e la sua intuizione si è poi strutturata nella cosiddetta teoria delle stringhe che, nata quindi come una descrizione delle forze nucleari, verrà poi a rappresentare il primo promettente tentativo di unificare l’inconciliabile: la relatività generale e la meccanica quantistica, ovvero macrocosmo e microcosmo.
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Rappresentazione grafica 3D di uno spazio di Calabi-Yau. Secondo la teoria delle stringhe esistono delle dimensioni extra oltre alle quattro che conosciamo. Queste dimensioni sarebbero “arrotolate” in figure con la forma di spazi di Calabi-Yau.